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LAVORO, IV TRIMESTRE: I NUOVI CONTRATTI CALANO DELLO 0,7%

Nel IV trimestre del ’22 i nuovi contratti di lavoro al netto delle trasformazioni a Tempo Indeterminato sono stati 2,8 milioni, in flessione dello 0,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (pari a -20 mila contratti), e hanno riguardato 2 milioni 38 mila lavoratori, con una diminuzione tendenziale del 5,4% (pari a -116 mila). A dirlo è nuovo report diffuso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Considerando anche le trasformazioni a Tempo Indeterminato, pari a 255 mila, il numero complessivo di attivazioni di contratti di lavoro raggiunge 3 milioni 153 mila, sostanzialmente stabile rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. La dinamica tendenziale avviene per effetto di una crescita per la componente femminile (+2,1%) e di un analogo calo percentuale per quella maschile (-2,1). Anche nel Nord del Paese si registra un andamento divergente tra le componenti di genere: per le donne +0,5% e per gli uomini -3,7%; complessivamente risulta un calo nel Nord pari a -1,7%. Nel Mezzogiorno, invece, si assiste a una contrazione più decisa, pari a -5,3%, rilevata per entrambe le componenti di genere. Al contrario nel Centro si osserva una significativa crescita tendenziale, pari a +9,2%, registrata sia per gli uomini (+7,9%) che per le donne (+10,7%).

Considerando complessivamente i quattro trimestri del 2022, le attivazioni trimestrali comprensive delle trasformazioni a Tempo Indeterminato risultano in media pari a 3 milioni 365 mila, in crescita del 12,0% rispetto alla media trimestrale del 2021. L’incremento interessa in misura superiore le donne (+14,0%) rispetto agli uomini (+10,3%) e maggiormente il Centro (+15,6%) e il Nord del Paese (+14,3%) rispetto al Mezzogiorno (+6,4%).

Nel settore dei Servizi, che assorbe il 77,4% del totale attivazioni, si registra un aumento tendenziale pari al 2,0%, che coinvolge in misura maggiore le donne (+2,8%) rispetto agli uomini (+1,0%). Per gli altri settori economici si osserva una flessione delle attivazioni: le Costruzioni, che rappresentano il 6,1% del totale, mostrano la contrazione più marcata (-12,4%), mentre per l’Industria in senso stretto la riduzione risulta più contenuta (-3,3%); in Agricoltura il calo risulta pari a -6,0%.

Le attivazioni dei contratti a Tempo Indeterminato comprensive di 255 mila trasformazioni (di cui 216 mila da Tempo Determinato e 39 mila da Apprendistato) determinano un complessivo flusso in ingresso verso il Tempo Indeterminato pari a 676 mila unità, un valore che risulta superiore rispetto alle 589 mila cessazioni a Tempo Indeterminato. Il flusso in entrata verso il Tempo Indeterminato mostra una riduzione tendenziale di 15 mila unità (-2,1%), spiegata dalla crescita delle trasformazioni (+15 mila) e dal calo delle attivazioni a Tempo Indeterminato (-30 mila).

Le attivazioni dei contratti a Tempo Determinato, pari a 1 milione 940 mila, restano pressoché stabili (risulta solo un lieve calo dello 0,1%, pari a circa 2 mila e 600 attivazioni in meno). Le attivazioni dei contratti di Apprendistato, pari a 95 mila, diminuiscono del 3,0% (-3 mila), mentre quelle relative ai contratti i Collaborazione, pari a 92 mila, mostrano un calo più moderato pari a -0,9%. Le attivazioni rientranti in altre tipologie contrattuali, pari a 350 mila e costituiti maggiormente dal lavoro intermittente, mostrano invece un aumento del 4,9% (pari a +16 mila). I contratti di Apprendistato registrano, invece, la diminuzione più intensa (-3,0%) e le Collaborazioni un calo moderato (-0,9%), mentre altre tipologie di contratto, rappresentate maggiormente dal lavoro intermittente aumentano del +4,9%.

Per quanto riguarda i lavoratori attivati (al netto delle trasformazioni), la riduzione osservata pari al 5,4% (-116 mila individui) interessa entrambe le componenti di genere, anche se riguarda in misura superiore gli uomini (-6,1%) rispetto alle donne (-4,6%). La diminuzione risulta più consistente per gli individui con età compresa tra 25 e 34 anni, per i quali si registra un calo dell’8,0% (-7,3% per gli uomini e -8,9% per le donne), e per i 35-44enni, con una flessione del 7,5% (-7,7% per la componente maschile e -7,3% per quella femminile). I lavoratori attivati con oltre 54 anni di età mostrano, invece, un incremento. Il numero di attivazioni pro-capite passa da 1,35 nel quarto trimestre del 2021 a 1,42 nel quarto trimestre del 2022.

Nel trimestre in esame si registrano 3 milioni 617 mila cessazioni di contratti di lavoro, con un incremento del 3,3%, pari a 117 mila rapporti cessati in più rispetto allo stesso trimestre del 2021. Al numero di cessazioni osservate nel trimestre si associano 2 milioni 647 mila lavoratori, con decremento di circa 14 mila individui (pari a -0,5%). A fronte della crescita tendenziale dei rapporti cessati si osserva un lieve calo dei rapporti attivati al netto delle trasformazioni (-0,7%), mentre alla diminuzione dei lavoratori interessati da almeno una cessazione corrisponde un calo dei lavoratori attivati (-5,4%).

L’incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro interessa in misura superiore la componente femminile (+6,0%) rispetto a quella maschile (+1,3%) coinvolgendo principalmente il Centro (+12,3%) e in misura minore il Nord (+1,5%) per il contributo positivo delle donne a fronte di un decremento negli uomini. Di contro, nel Mezzogiorno si registra un lieve calo, riconducibile alla diminuzione dei rapporti cessati riscontrata nella componente maschile (-1,8%) a fronte di una variazione positiva in quella femminile (+2,4%). I rapporti di lavoro giunti al termine mostrano una crescita tendenziale esclusivamente nel settore dei Servizi (+7,4%, +166 mila unità) in cui è concentrato il 66,8% delle cessazioni e nelle Costruzioni (+4,0%, +7 mila circa) grazie al contributo di entrambe le componenti di genere. Nell’Industria, a fronte dell’aumento nelle Costruzioni si osserva un calo nell’Industria in senso stretto (-2,9%, pari a -8 mila circa) che risulta maggiore nella componente maschile (-3,8% a fronte di -0,7% di quella femminile) mentre prosegue il decremento delle cessazioni nel Settore Agricolo (-6,2%, pari a -49 mila).

Nel trimestre in esame le dinamiche tendenziali delle cessazioni registrano un incremento nella tipologia contrattuale Altro (+11,0%, pari a +39 mila cessazioni), in quella dei contratti a Tempo Determinato (+5,3%, pari a +124 mila cessazioni) che rappresentano il 68% del totale dei contratti, e in quelli di Collaborazione (+3,6%, pari a 3750 cessazioni). I rapporti cessati risultano, invece, in diminuzione nei contratti a Tempo Indeterminato (-7,2%, pari -46 mila), che rappresentano il 16,3% dei contratti cessati, così come nell’Apprendistato (-4,8%, pari a circa -3460 rapporti). Nel complesso delle tipologie contrattuali le variazioni tendenziali coinvolgono entrambe le tipologie di genere, con variazioni superiori nelle donne rispetto agli uomini.

Il confronto con il quarto trimestre 2021 mostra un incremento maggiore nel numero dei rapporti di lavoro che interessano i contratti più brevi, di durata inferiore a 30 giorni (+14,3%, pari a +146 mila), che rappresentano il 32,4% del totale dei rapporti cessati.

Tra questi, i rapporti di brevissima durata, pari a un giorno, e quelli compresi tra 2 e 3 giorni, mostrano le variazioni più significative (rispettivamente +29,3% e +19,2%). Di contro, si osserva una variazione di segno negativo sia nella classe 31-90 giorni (-8,3%) che in quella di durata superiore ai 365 giorni (pari a -9,7%).

Le cause di cessazione del rapporto di lavoro registrano variazioni tendenziali di segno negativo con l’esclusione delle Cessazioni al termine (pari a +7,5%) che corrispondono al 71,6% delle cause di cessazione. In termini percentuali quelle maggiormente significative sono la Cessazione di attività (-24,1%) e i Pensionamenti (-22,9%). Le Dimissioni, dopo un trend di crescita tendenziale, mostrano un decremento (-6,1%, pari a 34 mila rapporti cessati in meno rispetto al quarto trimestre del 2021), così come i Licenziamenti (-2,3%, pari a -4470).

Relativamente ai contratti di lavoro in somministrazione, nel quarto trimestre del 2022 si registrano 359 mila attivazioni e 396 mila cessazioni, in calo rispettivamente del 3,4% e del 2,5% rispetto allo stesso trimestre del 2021. Considerando la media dei quattro trimestri del 2022, il numero di attivazioni in somministrazione si attesta su 372 mila, +11,1% rispetto alla media del 2021 (pari a 335 mila), e si registrano 374 mila cessazioni, +15,2% rispetto alla media del 2021 (pari a 324 mila).

Nel quarto trimestre del 2022, le attivazioni dei tirocini extracurriculari sono risultate pari a 79 mila, in calo rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (-13,9%, pari a -13 mila tirocini), in misura superiore per la componente maschile (-17,3% contro -10,7% per la componente femminile). Nelle regioni del Nord si osserva il più elevato numero di tirocini attivati, pari a 41 mila, corrispondente al 52,2% del totale nazionale, quota sostanzialmente stabile rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Le attivazioni in quest’area geografica risultano in calo tendenziale (-13,8%, pari a -7 mila tirocini); anche il Centro, che con 15 mila tirocini attivati costituisce il 18,7% del totale attivazioni (+0,3 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente), presenta una riduzione, pari a -12,3%. Nel Mezzogiorno, infine, dove si osservano 23 mila attivazioni, pari al 29,1% del totale registrato nel Paese (-0,5 punti), si assiste a una contrazione pari a -15,2%.

Il 77,7% dei tirocini attivati risulta concentrato nel settore dei Servizi, dove si osserva un calo tendenziale pari a -12,5%. L’Industria con 17 mila attivazioni rappresenta il 21,2% e registra una contrazione del 18,9%. L’Agricoltura, che assorbe l’1,1% del totale, riporta la riduzione percentuale meno intensa, pari a -8,5%.

I principali promotori di tirocini extracurriculari sono rappresentati dai Soggetti autorizzati alla intermediazione dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (30,1%) e dai Servizi per l’impiego (26,5%), mentre la maggior parte dei tirocini è stata avviata a favore di soggetti disoccupati o inoccupati (78,4%). I tirocini promossi a favore di persone fragili costituiscono il 14,5% del totale, con una prevalenza per quelli svolti da persone prese in carico dai servizi sociali e/o sanitari (7,6%) e soggetti svantaggiati (4,8%) rispetto ai tirocini promossi a favore di disabili (2,2%).

Il numero di tirocini cessati nel quarto trimestre 2022 risulta pari a 79 mila, la maggior parte dei quali, corrispondenti al 77,0% del totale, ha avuto una durata compresa tra 91 e 365 giorni.

F. C.