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PRESENTATO IL PROGETTO SPACE MANUFACTURING IN-SITU

Il DASS – Distretto aerospaziale Sardegna, in collaborazione con il Centro di ricerca, sviluppo studi superiori in Sardegna – CRS4, l’Università di Cagliari, il CIRA – Centro Italiano Ricerche Aerospaziali, Consorzio ALI, Avio e Lead Tech, ha presentato il progetto Space manufacturing in-situ, recentemente finanziato dal Ministero dell’università e della ricerca – MIUR con una dotazione di circa quattro milioni di euro.

Space manufacturing in-situ ha come obiettivo la definizione di una missione di trasferimento sulla superfice di Marte di macchinari adatti alla produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti sul pianeta rosso.

Per perseguire tali finalità, le attività prevedono la massimizzazione dell’utilizzo delle principali tecnologie europee in ambito spaziale, come i sistemi di lancio, di propulsione e i sistemi innovativi di protezione termica nella fase di “ammartaggio”, infine, lo sviluppo di macchinari per la realizzazione di elementi strutturali che possano sfruttare i materiali reperibili sul suolo marziano.

In particolare, durante la fase 1, la missione si pone, tra gli altri, l’obiettivo di massimizzare l’utilizzo di sistemi di lancio italiani ed Europei, come ad esempio il lanciatore VEGA e le sue evoluzioni.

Nella seconda fase, verrà studiato il trasferimento interplanetario. Attualmente VEGA è già in grado di trasferire masse paganti nell’ambito di missioni interplanetarie, come già dimostrato con lo sviluppo del suo quinto stadio per altri progetti e missioni Europee, ad esempio ESA Path Finder.

La fase 3 realizzerà lo studio del sistema assieme a tutti i sottosistemi principali, mentre la IV fase prevede, una volta che lo spacecraft ha raggiunto un’orbita marziana, anche la presenza di un modulo di de-orbiting, per effettuare la manovra di entrata e di discesa sulla superfice del pianeta. In questa fase si è individuato un aspetto saliente della proposta in oggetto, ovvero l’utilizzo di una tecnologia ad ombrello dispiegabile scelta al fine di ottimizzare il volume sul lanciatore e massimizzare il peso della massa pagante. Pertanto, il sistema di rientro e landing si baserà su una tecnologia derivante dalla tecnologia proprietaria IRENE. Lo scudo termico così proposto, trattandosi di una tecnologia innovativa rispetto all’intera missione proposta, non si limiterà allo studio di sistema, ma verrà analizzato anche attraverso la realizzazione di un dimostratore di terra, che sarà testato in una opportuna galleria al plasma del CIRA simulante le condizioni di rientro marziano.

A valle della fase di rientro, la fase 5 studierà, sempre a livello di sistema, la fase di atterraggio, e la VI fase si occuperà dello studio di sistema del rilascio del payload sulla superficie di Marte.

Infine l’ultima fase, la settima, si occuperà del secondo payload di interesse, ovvero l’apparecchiatura in grado di realizzare campioni utilizzando polveri e materiali presenti direttamente su Marte. Così come per il sistema di entrata nel pianeta, trattandosi di tecnologia innovativa della proposta, verrà studiato sia a livello di sistema sia attraverso un test a terra. In particolare, verrà implementato un processo, brevettato dal DASS, in maniera automatizzata.

Il progetto Space manufacturing in-situ si inserisce naturalmente nell’ambito del progetto più ampio Small mission to Mars, già all’attenzione del Comint e dell’Agenzia Spaziale Italiana – ASI.

Lo scopo di quest’ultimo, coordinato dal punto di vista tecnologico dal CIRA e con la collaborazione del DASS, che ne detiene il coordinamento scientifico, del Distretto Aerospaziale della Campania – DAC, con i relativi soci, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica – INAF, di ALI, del Politecnico di Milano, di Avio e di Telespazio è realizzare una missione, attraverso tecnologia avanzata interamente sovrana, per l’invio di una sonda sul pianeta Marte entro il prossimo 2031.​