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SPACE ECONOMY: NASCE LA CALL ESA BIC LAZIO 2021

Favorire l’applicazione di tecnologie di derivazione spaziale in altri ambiti di attività. È questo l’obiettivo con cui nasce la “Call ESA Business Incubation Centre – Bic Lazio 2021”, l’iniziativa frutto dalla collaborazione istituzionale della Regione Lazio e della controllata Lazio Innova, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana – ASI e l’Agenzia Europea ESA

La nuova call, che sostiene l’avvio di start up nel settore della space economy, si rivolge ad aspiranti imprenditori, ricercatori, professori universitari, personale tecnico degli organismi di ricerca o delle università e alle giovani imprese. L’avviso prevede l’erogazione di fondi pari un milione di euro per il biennio 2021-2023, raddoppiando l’ammontare stanziato nelle precedenti edizioni pari a 500.000 euro, al fine di supportare fino a 20 progetti imprenditoriali di startup.

Nel dettaglio verrà assegnato un premio fino a un massimo di 50.000 euro per ogni progetto, per i costi legati alla fase disviluppo dei prototipi, dei servizi e per la tutela della proprietà intellettuale.

I progetti selezionati verranno incubati per 2 anni presso lo Spazio Attivo Roma Tecnopolo e avranno a disposizione il supporto tecnico degli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea – ESA e dell’ASI e quello imprenditoriale di Lazio Innova.

“Il bando ha sostenuto fin dal 2016 41 progetti imprenditoriali, che hanno portato 21 imprese a essere oggi sul mercato, con ricavi totali annui nel 2019 di oltre 7 milioni di euro – si legge nella nota diffusa dall’ASI -. Dieci di queste ultime sono attualmente incubate nello Spazio Attivo di Lazio Innova del Tecnopolo Tiburtino”.

Il settore aerospaziale è uno dei punti di forza del Lazio: ne fanno parte circa 250 aziende suddivise in grandi, medie e piccole, che hanno dato vita al Distretto Tecnologico dell’Aerospazio laziale, uno dei soci fondatori del Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio – CTNA.

Il Distretto vanta un fatturato annuo di oltre 5 miliardi, di cui 2,2 miliardi destinati all’export, 10 primari organismi di ricerca, 5 università con 4 facoltà di ingegneria, 12 dipartimenti e circa 30 programmi universitari di formazione superiore e 3.000 tra professori universitari, ricercatori e altri specialisti coinvolti in attività di ricerca.

Federico Cabassi