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CIRA: GLI INVESTIMENTI CON MAGGIORE RITORNO SONO NEL SETTORE SPAZIALE

“Non vi sono oggi investimenti pubblici o privati che nel medio e lungo periodo abbiano un ritorno maggiore, in termini di aumento delle conoscenze e di contributo ad una crescita sostenibile, di quelli fatti nell’esplorazione e sfruttamento dello Spazio e soprattutto nella ricerca e sviluppo tecnologico legati allo Spazio” è stato questo il messaggio del Presidente Paolo Annunziato, del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali – CIRA, intervenuto alla X edizione del MeetingLe due culture“.

La manifestazione, inaugurata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stata organizzata dal centro di ricerca diretto da Ortensio Zecchino, la Fondazione Biogem di Ariano Irpino, dove dal 5 al 9 settembre illustri relatori sono intervenuti sul tema “Cosmologia. L’uomo eterno Ulisse nell’infinità dei mondi“.

Economista di formazione, Annunziato, ha incentrato il suo intervento sulla quarta fase (Space Wave) della rivoluzione spaziale – “In questa quarta onda, è emersa in modo sempre più evidente la dimensione economica dello Spazio. Oggi si parla sempre più di Space Economy, intendendo con questo l’insieme di attività economiche, di opportunità di investimento derivanti dalle infrastrutture e dalle attività spaziali”.

“Quelle che riguardano la Space Economy sono cifre interessanti – ha aggiunto il Presidente del CIRA – A livello globale si parla attualmente di 350 miliardi di dollari di fatturato, provenienti per il 70% dai servizi e per il 30% dal manifatturiero. Una crescita esponenziale, quella del settore, che per decenni è stato di uso esclusivo degli enti spaziali governativi di tutto il mondo. Oggi il settore spaziale rappresenta una nuova frontiera scientifica e tecnologica, con molteplici ritorni finanziari. E’ stato stimato che ogni euro investito abbia un ritorno finanziario fra i 6 e i 9 euro. L’Italia in questo settore è protagonista ad altissimo livello con 6.300 addetti e un giro d’affari intorno a 1 miliardo e 600 milioni l’anno. Dalla messa in orbita del primo satellite San Marco, nei primi anni ’60, tanta strada è stata fatta ed oggi almeno il 50 % della Stazione Spaziale Internazionale è made in Italy”.

Paolo Annunziato ha poi spiegato le condizioni che hanno portato alla nascita e allo sviluppo della Space Economy e all’affermarsi di aziende private come Space X e Blue Origin, la cui attività ha consentito una riduzione di oltre il 50% del costo per Kg di payload lanciato e lo sviluppo di nuovi filoni di mercato come quello del turismo spaziale.

“Ci troviamo, oggi, di fronte a quella che viene definita la democratizzazione dello spazio, ovvero un rapido ed intenso ampliamento del numero di soggetti (aziende e organizzazioni) che sono in grado di operare in questo settore e fornire servizi a prezzi competitivi. Una trasformazione guidata dall’evoluzione dell’industria dei lanciatori, dalle nuove tecnologie per la produzione di mini e micro satelliti, dalle crescenti capacità di gestione di big data. Un incredibile progresso, quello compiuto dalla ricerca spaziale, con ricadute pratiche nella vita di tutti i giorni, in termini di nuovi materiali e tecniche innovative, molto più frequenti e importanti di quanto ci si potrebbe aspettare.”

Una breve panoramica sugli importanti programmi spaziali a cui il CIRA sta lavorando o è in procinto di avviare ha dato, infine, lo spunto per ribadire l’importanza di investire ancor più nella ricerca in questo settore, ma soprattutto “di recuperare in Italia l’attuale gap di cultura della scienza, convincendo i cittadini che solo dalla ricerca scientifica, in questo caso applicata allo Spazio, si potranno affrontare le grandi sfide del pianeta e garantire una crescita sostenibile. Ciò richiederà un grande sforzo da parte della comunità scientifica, ma anche del sistema di istruzione e soprattutto della classe dirigente del Paese”.