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DRONI: TUTTO PRONTO PER L’ARRIVO DEL REGOLAMENTO UE?

Il nuovo regolamento per i droni targato UE sarebbe dovuto entrare in vigore all’inizio del mese di luglio, ma a causa dell’emergenza sanitaria è stato tutto rimandato a gennaio 2021 e con esso il progetto di avere una legislazione unica a livello comunitario non solo per chi con i droni svolge attività di servizi, ma anche per le industrie e i privati.

“Il nuovo regolamento è un notevole passo in avanti per gli operatori, in particolare per le aziende che operano in tanti paesi diversi e che avranno così molta più facilità ad attuare le operazioni di volo, senza doversi adeguare ai singoli regolamenti nazionali – ha spiegato Giorgio Biasi, consigliere di ASSORPAS, l’associazione che raccoglie le imprese operanti nel settore dei velivoli a pilotaggio remoto classe light -. La stesura del regolamento europeo ha effettivamente fornito l’occasione per impostare una importante operazione di sintesi tra i regolamenti pre-esistenti nei vari paesi, portando ad un livellamento delle differenze e introducendo modalità comuni per lo svolgimento di alcuni processi. Come spesso accade, all’atto pratico e sotto un’attenta analisi da parte di chi opera quotidianamente nel settore, il bilancio contempla aspetti positivi e criticità, sui quali è importante fare luce per comprendere nuove opportunità da una parte e margini di miglioramento su cui operare dall’altra”.

La competenza sulla regolamentazione delle operazioni con i droni è passata dall’Ente Nazionale Aviazione Civile italiana all’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea – EASA. Quest’ultima, per rendere più pratico ed efficiente il processo di regolamentazione e capire quali siano i requisiti da soddisfare, ha istituito alcune categorie sia per identificare il tipo di operazione sia per il sistema unmanned utilizzato.

Il nuovo Regolamento (UE) 2019/947 ha infatti previsto che, a seconda del tipo di missione di vuole condurre con il drone esistono 3 differenti scenari: Open, Specific e Certified.

Per una missione in categoria Open il peso del drone non deve superare i 25 Kg, mentre se il sistema è più pesante l’operazione ricadrà sotto la categoria Specific.

Nella categoria Open, ad esempio, vi sono limitazioni severe sulle condizioni di volo e i limiti entro cui operare sono prestabiliti nei regolamenti, non è richiesto all’operatore di determinarli. La categoria Specific, invece, richiede una valutazione del rischio e una conseguente identificazione e implementazione di misure per la mitigazione.

Da gennaio molto cambia anche per le aziende di servizi che vogliono lavorare sul territorio Comunitario. Prima del regolamento UE, infatti, una ditta italiana avrebbe dovuto chiedere autorizzazione all’ENAC per operare in Italia e, per farlo all’estero all’organo competente dello stato in cui avrebbe voluto volare. Da gennaio 2021, quando il regolamento europeo entrerà in vigore, l’autorizzazione concessa da ENAC sarà valida anche in altri stati e le autorità estere in Europa non dovranno più richiedere tutta la documentazione, salvo una piccola integrazione nella valutazione del rischio relativa alla specifica zona delle operazioni.

“Il regolamento europeo, rispetto a quello nazionale, definisce operazioni che prima non venivano prese in considerazione e per ognuna di esse dovranno essere avviate procedure specifiche – ha aggiunto Filippo Tomasello, Senior partner di EuroUSC Italia -. Attua inoltre un mutuo riconoscimento delle operazioni in tutti i paesi”.

Su questo aspetto c’è ancora qualche punto da chiarire. Ogni singolo paese, infatti, può individuare alcune aree geografiche dove applicare misure più restrittive rispetto a quelle valide nel resto del territorio. Tale discrezionalità potrebbe comportare la richiesta di documentazione aggiuntiva sulla valutazione del rischio, ma si tratta comunque di un notevole passo avanti.

La flotta dei droni professionale con massa al decollo fino a 25 kg è ormai diventata molto consistente, quelli per uso ricreativo sono ancora più numerosi, quindi non sarà possibile controllarli tutti, ma è la percezione a fare la differenza.

Restano alcuni aspetti non ancora chiari per quanto concerne il tema delle sanzioni, che non sono di competenza comunitaria ma nazionale e i vademecum su come applicarle sono basati su regole molto vecchie relative all’aviazione civile – ha concluso Tomasello”.

La consapevolezza che ci sono sanzioni previste e la possibilità fattiva di essere controllati, fa sì che si ponga un’attenzione maggiore, pur nell’idea che ogni paese è a sé stante in termini di rispetto delle regole.

Federico Cabassi

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